domenica 19 maggio 2013

IL MIO INTERVENTO AL COMIZIO DI SEL IN PIAZZA MAZZINI


Chi si prende la responsabilità di amministrare questa città, non può evitare di fare i conti con una situazione sociale ed economica drammatica. Una crisi che colpisce  moltissime famiglie e  persone, con i drammi che conosciamo. Che colpisce anche gli enti locali, i Comuni prima di tutto che, strozzati tra gli obblighi per il contenimento di spesa nel rispetto del Patto di stabilità e i tagli sostanziosi dei contributi statali, difficilmente riusciranno ad arginare i disagi e a soddisfare le crescenti esigenze dei cittadini.

 Credo che non potremo iniziare alcun tipo di progetto se prima non ci fermiamo a riflettere sul significato del sostantivo SOLIDARIETA' e del valore che vogliamo dargli. 

 SOLIDARIETA' dovrà diventare la parola d'ordine, il motore per chi vuole governare questa città, il faro di orientamento per non naufragare e per sperare di uscire indenni da questa crisi che determina un nuovo medioevo sociale, culturale ed economico. Solidarietà nel significato più alto e nobile del termine, da non confondere con carità, ma intesa come fondamentale leva capace di scardinare la cultura individualista presente in ognuno di noi, patrimonio negativo acquisito in tanti anni di cattiva politica e da pessimi esempi.

 Il nostro Comune soffre particolarmente della crisi che molto probabilmente si inasprirà nei prossimi mesi. Viviamo una lunga quaresima di austerità che colpisce chi non ha colpe, e sono veramente pochi gli strumenti di una amministrazione comunale per poter ridurne i disagi. Nessuno  ha la risposta a questo problema e occorre diffidare da chi millanta facili soluzioni e da chi cerca di contenere i disservizi con favoritismi ad personam.

 I motivi della crisi vengono da lontano, dalla globalizzazione, dalle logiche liberiste pensate per concedere il massimo profitto a pochi. Politiche che hanno permesso le grandi speculazioni finanziarie, che si traducono con una riduzione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, aumentando le imposte e diminuendo i servizi, soprattutto quelli essenziali come quelli sanitari, scolastici, e tagliando il welfare, i contributi indispensabili per il mantenimento di un degno stato sociale, in una fase in cui le famiglie non riescono più a fare fronte alle spese quotidiane.

 E' molto grave che in una fase come questa la politica abbia abdicato, scrollandosi di dosso le responsabilità per incapacità e  opportunismo, lasciando il Paese prima in mano a dei "tecnici", e poi a un governo di larghe intese.

 Nel nostro Paese la crisi è stata determinata da decenni di politiche nazionali che hanno favorito la corruzione, che hanno convinto gli italiani che potessero vivere al di sopra delle loro possibilità. Nel ventennio Berlusconiano, il declino ha raggiunto livelli catastrofici, con uno scadimento anche culturale e morale. Una crisi ancora pesante anche grazie alle politiche durissime del  passato governo Monti. Politiche che pagheremo con nuove povertà.
 
 È necessario capire bene i motivi e le responsabilità dell'attuale situazione nazionale perchè ricadono anche localmente e quindi anche nella nostra città. Responsabilità che hanno nomi, cognomi e volti, e che qualcuno anche in questa città cerca di nascondere dietro la nuova immagine ripulita delle liste civiche. La responsabilità di questa situazione è della politica di destra e liberista e di un berlusconismo diffuso.

 Noi vogliamo prenderci la responsabilità di amministrare questa città.

Occorre cambiare però! Cambiare radicalmente la strategia e la cultura politica di governo della città. Ripensare la città,   individuare le nuove priorità, mettendo in circolo idee e progetti che abbiano un respiro medio lungo.

Dobbiamo riprogettare la città con la prospettiva di lasciarla  meglio di come l'abbiamo trovata.

Le priorità in questo momento sono la tutela del lavoro e il sostegno alle persone in difficoltà. Le politiche sociali sono in cima ai nostri pensieri.

 Il fragile sistema economico di Falconara è minato da una epocale crisi industriale. La raffineria, la maggiore impresa industriale falconarese, paga pesantemente la crisi del settore a causa soprattutto della inadeguata strategia aziendale, manca un piano industriale, ma la proprietà non è la sola ad aver sbagliato.

 È immensa la responsabilità politica.

C’è bisogno di coraggio nelle scelte se davvero vogliamo tentare il cambiamento. Occorre una netta discontinuità con le politiche e con i politici inadeguati. Falconara deve tornare ad essere protagonista, deve promuovere il dialogo con l’azienda API, ma  abbandonando ogni subalternità.

 È necessario conoscere il “misterioso” piano industriale dell’azienda. Una azienda che deve però rispettare gli impegni presi e garantire l’occupazione.  Allo stesso tempo occorre pensare e iniziare un progetto di riconversione e bonifica dell’area. Questo è un compito della politica buona, quella non subalterna.

Siamo davanti a due gravi rischi: fine della produzione petrolifera, un incremento della disoccupazione con relativo impoverimento del tessuto sociale, ed il rischio reale che tutta l'area della raffineria diventi un'altra zona off-limits abbandonata a se stessa come è già accaduto per la Montedison.

Ci deve essere una rivolta culturale. Abbiamo il diritto di pensare ad una migliore qualità della vita, abbiamo il dovere di adoperarci per ottenerla.

Ed eccola l’importanza della solidarietà.  È necessario aprire un dialogo tra i lavoratori dell'Api e la cittadinanza, serve un patto per la garanzia dei posti di lavoro e per la tutela dell'ambiente e la salute.

 Falconara è una piccola città ma con  le problematiche di una metropoli, senza averne però le risorse. La Regione Marche non potrà ancora ignorare il sacrificio che è stato imposto a Falconara. Dobbiamo promuovere una vertenza per il riconoscimento del suo ruolo, per poter iniziare a riqualificarla con politiche puntuali sulle questioni sociali, economiche ed ambientali. 

 Quindi innanzitutto abbiamo bisogno di un progetto realizzabile e condiviso dai cittadini. Un progetto di lungo respiro che guardi al futuro in un’ottica complessiva. La pratica sprecona del "pianificar facendo" deve essere abolita non solo nel modo di fare ma soprattutto nel modo di pensare.

 Basta guardarla Falconara per capire che chi l'ha amministrata finora invece si è soffermato in piccoli dettagli ogni volta, senza una continuità con quanto fatto prima e senza pensare ad un collegamento per quel che si poteva fare dopo, determinando il caos. Ecco allora casermoni a fianco di belle case storiche, ecco le strade che si intrecciano e che si trasformano in labirinti, ecco che aree verdi si riducono fino a scomparire. Ecco che anche le piazze, vero punto di socialità, perdono il loro significato. 

 Cambiare la città significa programmare!  Partendo dall'esistente. Escludendo ogni possibilità di nuove edificazioni, e puntando alla riqualificazione urbana grazie alle ristrutturazioni. Potremmo ottenere molteplici vantaggi: efficienza energetica, meno inquinamento, valorizzazione degli edifici, e la ripresa del settore edilizio che soffre pesantemente la crisi. Altro che mega parcheggi e nuove case nelle aree a rischio frana!

 Cambiare la città significa anche sfruttare le sue potenzialità.

Riconsegnare ai cittadini la fruibilità delle piazze e dei parchi trasformandole da aree di degrado o pericolo a  piacevoli luoghi di incontro e svago. Cambiare significa aprire gli spazi culturali,  innalzare la proposta individuando le risorse nelle scuole, nelle associazioni, offrendo luoghi e promuovendo eventi che possano dare alla città una identità. 

 Cambiare la città vuol dire impostare il piano commerciale, spostando l'attenzione ad un commercio di prossimità, che possa  rivitalizzare il centro urbano. BASTA CENTRI COMMERCIALI! Una risposta politica alla grande distribuzione per salvaguardare gli spazi urbani di socializzazione, per migliorare la qualità della vita.

Vogliamo rilanciare anche il ruolo del mercato coperto, agevolando la presenza dei piccoli produttori agricoli locali per un commercio a filiera corta dei prodotti alimentari.

 Cambiare la città significa non rinunciare ai progetti sulla mobilità che daranno nuove prospettive e aperture. Penso alla metropolitana di superficie come opera da sostituire al By-pass ferroviario. Penso alla rinconquista della sovranità del territorio rigettando l'accordo con la società Quadrilatero. Un progetto che ha ampiamente dimostrato tutte le sue carenze.

 Qualcuno dirà che stò leggendo il libro dei sogni, ma ricordate, se chiudiamo la porta dei sogni, siamo già morti.  Dobbiamo avere la sensibilità per fare sogni ma la caparbietà per realizzarli.

 Il mare, la spiaggia, debbono essere per noi un tesoro da custodire e preservare gelosamente. Una potenziale risorsa per l’economia cittadina.

Ma la spiaggia è un bene comune ed è sbagliato considerarla solo come fonte di reddito. Occorre avere cura del bene comune, la nostra spiaggia deve conservare la caratteristica di un luogo aperto, accessibile a tutti, godibile anche da chi non può permettersi il servizio degli stabilimenti balneari. E' necessario individuare porzioni importanti di spiaggia libera e con servizi.

 Parlando di beni comuni non possiamo dimenticare la volontà di milioni di persone che con il referendum del 2011 hanno ribadito che l'acqua è un bene pubblico e per questo non assoggettabile al profitto. Parlando di gestione di servizi pubblici dobbiamo dire con chiarezza che la gestione dei rifiuti non può che andare verso una raccolta differenziata porta a porta, unico sistema che permette un'alta differenziazione dei rifiuti e quindi  un basso conferimento degli stessi in discarica. 

 Cambiare la città significa inventarsi un sistema  che permetta ai cittadini di esprimersi, di suggerire, di partecipare attivamente e concretamente al miglioramento della qualità della vita.

 Cambiare le città significa mettere a sistema le grandi esperienze delle associazioni di volontariato, significa valorizzare le attività cooperative locali, farle radicare nel tessuto sociale ed economico cittadino per migliorarne il grado di utilità per l'intera comunità.

Solidarietà è la parola d'ordine, ho detto all'inizio. Falconara ha bisogno di scrollarsi di dosso la nomea di città intollerante, inospitale e insensibile alle differenze culturali. Una fama che peraltro non risponde alla sensibilità e alla cultura della stragrande maggioranza dei suoi abitanti. Diffondere la diffidenza e la paura per lo straniero è un sistema di difesa inadeguato, come inadeguati sono stati coloro i quali in questa città si sono fatti scudo dell'emergenza sicurezza per promuovere azioni di stampo razzista.

Una politica che oltretutto non è riuscita nel suo intento ma che al contrario ha pericolosamente innescato intolleranze e provocato paure spesso immotivate. Innalzare cancelli, presidiare la città con l'esercito o chiudere l'acqua delle fontanelle come ha fatto l’attuale sindaco non serve a nulla. È sufficiente il rispetto delle regole e delle culture assicurando pari dignità per tutti.

Le strade e le piazze saranno tanto sicure quanto saranno frequentate.

Noi vogliamo favorire processi di integrazione e di conoscenza e promuovere la cultura della pace e dei diritti.

 Noi vogliamo dare il buon esempio, cominciando dal riconoscimento dei diritti civili nel rispetto della persona in quanto tale. Concretamente con l'istituzione di un registro cittadino delle unioni civili che non faccia differenze tra coppie etero e omosessuali e con il riconoscimento del diritto di cittadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri. Sono piccoli passi di civiltà per la città, anche simbolici, che però indirizzano verso un nuovo rinascimento.

Sinistra ecologia libertà è in campo con queste idee e s’impegna a cambiare Falconara con questi propositi. Come al solito lo facciamo con coerenza, serietà e modestia. Lo facciamo sostenendo il candidato sindaco Antonio Mastrovincenzo grazie ad un programma condiviso a cui abbiamo dato il nostro contributo. 

 Per questi motivi ci permettiamo di chiedere un voto per  Sinistra ecologia libertà alle elezioni comunali di Falconara. Un voto che rafforza la sinistra in città, un voto che ci darà la forza di realizzare i sogni possibili. 

 Il 26 e il 27 maggio, aiutateci con il vostro sostegno e la vostra partecipazione, a migliorare Falconara.
 
Claudio Paolinelli 19 maggio 2013

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