Chi
si prende la responsabilità di amministrare questa città, non può evitare di
fare i conti con una situazione sociale ed economica drammatica. Una crisi che
colpisce moltissime famiglie e persone, con i drammi che conosciamo. Che
colpisce anche gli enti locali, i Comuni prima di tutto che, strozzati tra gli
obblighi per il contenimento di spesa nel rispetto del Patto di stabilità e i
tagli sostanziosi dei contributi statali, difficilmente riusciranno ad arginare
i disagi e a soddisfare le crescenti esigenze dei cittadini.
Credo
che non potremo iniziare alcun tipo di progetto se prima non ci fermiamo a
riflettere sul significato del sostantivo SOLIDARIETA' e del valore che
vogliamo dargli.
SOLIDARIETA' dovrà diventare la parola d'ordine, il motore per
chi vuole governare questa città, il faro di orientamento per non naufragare e per
sperare di uscire indenni da questa crisi che determina un nuovo medioevo
sociale, culturale ed economico. Solidarietà nel significato più alto e nobile
del termine, da non confondere con carità, ma intesa come fondamentale leva
capace di scardinare la cultura individualista presente in ognuno di noi,
patrimonio negativo acquisito in tanti anni di cattiva politica e da pessimi
esempi.
Il
nostro Comune soffre particolarmente della crisi che molto probabilmente si
inasprirà nei prossimi mesi. Viviamo una lunga quaresima di austerità che
colpisce chi non ha colpe, e sono veramente pochi gli strumenti di una
amministrazione comunale per poter ridurne i disagi. Nessuno ha la risposta a questo problema e occorre
diffidare da chi millanta facili soluzioni e da chi cerca di contenere i
disservizi con favoritismi ad personam.
I
motivi della crisi vengono da lontano, dalla globalizzazione, dalle logiche
liberiste pensate per concedere il massimo profitto a pochi. Politiche che hanno
permesso le grandi speculazioni finanziarie, che si traducono con una riduzione
dei diritti dei cittadini e dei lavoratori, aumentando le imposte e diminuendo
i servizi, soprattutto quelli essenziali come quelli sanitari, scolastici, e
tagliando il welfare, i contributi indispensabili per il mantenimento di un
degno stato sociale, in una fase in cui le famiglie non riescono più a fare
fronte alle spese quotidiane.
E'
molto grave che in una fase come questa la politica abbia abdicato,
scrollandosi di dosso le responsabilità per incapacità e opportunismo, lasciando il Paese prima in mano
a dei "tecnici", e poi a un governo di larghe intese.
Nel
nostro Paese la crisi è stata determinata da decenni di politiche nazionali che
hanno favorito la corruzione, che hanno convinto gli italiani che potessero
vivere al di sopra delle loro possibilità. Nel ventennio Berlusconiano, il
declino ha raggiunto livelli catastrofici, con uno scadimento anche culturale e
morale. Una crisi ancora pesante anche grazie alle politiche durissime del passato governo Monti. Politiche che pagheremo con nuove povertà.
È necessario
capire bene i motivi e le responsabilità dell'attuale situazione nazionale perchè
ricadono anche localmente e quindi anche nella nostra città. Responsabilità che
hanno nomi, cognomi e volti, e che qualcuno anche in questa città cerca di
nascondere dietro la nuova immagine ripulita delle liste civiche. La
responsabilità di questa situazione è della politica di destra e liberista e di
un berlusconismo diffuso.
Noi vogliamo prenderci la responsabilità
di amministrare questa città.
Occorre
cambiare però! Cambiare radicalmente la strategia e la cultura politica di
governo della città. Ripensare la città,
individuare le nuove priorità, mettendo in circolo idee e progetti che
abbiano un respiro medio lungo.
Dobbiamo
riprogettare la città con la prospettiva di lasciarla meglio di come l'abbiamo trovata.
Le
priorità in questo momento sono la tutela del lavoro e il sostegno alle persone
in difficoltà. Le politiche sociali sono in cima ai nostri pensieri.
Il fragile sistema economico di Falconara è
minato da una epocale crisi industriale. La raffineria, la maggiore impresa
industriale falconarese, paga pesantemente la crisi del settore a causa
soprattutto della inadeguata strategia aziendale, manca un piano industriale,
ma la proprietà non è la sola ad aver sbagliato.
È
immensa la responsabilità politica.
C’è
bisogno di coraggio nelle scelte se davvero vogliamo tentare il cambiamento. Occorre
una netta discontinuità con le politiche e con i politici inadeguati. Falconara
deve tornare ad essere protagonista, deve promuovere il dialogo con l’azienda
API, ma abbandonando ogni subalternità.
È
necessario conoscere il “misterioso” piano industriale dell’azienda. Una
azienda che deve però rispettare gli impegni presi e garantire l’occupazione. Allo stesso tempo occorre pensare e iniziare
un progetto di riconversione e bonifica dell’area. Questo è un compito della
politica buona, quella non subalterna.
Siamo
davanti a due gravi rischi: fine della produzione petrolifera, un incremento
della disoccupazione con relativo impoverimento del tessuto sociale, ed il
rischio reale che tutta l'area della raffineria diventi un'altra zona off-limits
abbandonata a se stessa come è già accaduto per la Montedison.
Ci
deve essere una rivolta culturale. Abbiamo
il diritto di pensare ad una migliore qualità della vita, abbiamo il dovere di
adoperarci per ottenerla.
Ed
eccola l’importanza della solidarietà. È
necessario aprire un dialogo tra i lavoratori dell'Api e la cittadinanza, serve
un patto per la garanzia dei posti di lavoro e per la tutela dell'ambiente e la
salute.
Falconara
è una piccola città ma con le
problematiche di una metropoli, senza averne però le risorse. La Regione Marche
non potrà ancora ignorare il sacrificio che è stato imposto a Falconara. Dobbiamo
promuovere una vertenza per il riconoscimento del suo ruolo, per poter iniziare
a riqualificarla con politiche puntuali sulle questioni sociali, economiche ed
ambientali.
Quindi
innanzitutto abbiamo bisogno di un progetto realizzabile e condiviso dai
cittadini. Un progetto di lungo respiro che guardi al futuro in un’ottica
complessiva. La pratica sprecona del "pianificar facendo" deve essere
abolita non solo nel modo di fare ma soprattutto nel modo di pensare.
Basta
guardarla Falconara per capire che chi l'ha amministrata finora invece si è
soffermato in piccoli dettagli ogni volta, senza una continuità con quanto
fatto prima e senza pensare ad un collegamento per quel che si poteva fare
dopo, determinando il caos. Ecco allora casermoni a fianco di belle case
storiche, ecco le strade che si intrecciano e che si trasformano in labirinti,
ecco che aree verdi si riducono fino a scomparire. Ecco che anche le piazze,
vero punto di socialità, perdono il loro significato.
Cambiare la città significa programmare! Partendo
dall'esistente. Escludendo ogni possibilità di nuove edificazioni, e puntando
alla riqualificazione urbana grazie alle ristrutturazioni. Potremmo ottenere
molteplici vantaggi: efficienza energetica, meno inquinamento, valorizzazione
degli edifici, e la ripresa del settore edilizio che soffre pesantemente la
crisi. Altro che mega parcheggi e nuove
case nelle aree a rischio frana!
Cambiare la città significa anche
sfruttare le sue potenzialità.
Riconsegnare
ai cittadini la fruibilità delle piazze e dei parchi trasformandole da aree di
degrado o pericolo a piacevoli luoghi di
incontro e svago. Cambiare significa aprire gli spazi culturali, innalzare la proposta individuando le risorse
nelle scuole, nelle associazioni, offrendo luoghi e promuovendo eventi che
possano dare alla città una identità.
Cambiare la città vuol dire impostare il
piano commerciale, spostando
l'attenzione ad un commercio di prossimità, che possa rivitalizzare il centro urbano. BASTA CENTRI COMMERCIALI! Una risposta
politica alla grande distribuzione per salvaguardare gli spazi urbani di
socializzazione, per migliorare la qualità della vita.
Vogliamo
rilanciare anche il ruolo del mercato coperto, agevolando la presenza dei
piccoli produttori agricoli locali per un commercio a filiera corta dei prodotti
alimentari.
Cambiare la città significa non
rinunciare ai progetti sulla mobilità
che daranno nuove prospettive e aperture. Penso alla metropolitana di
superficie come opera da sostituire al By-pass ferroviario. Penso alla
rinconquista della sovranità del territorio rigettando l'accordo con la società
Quadrilatero. Un progetto che ha ampiamente dimostrato tutte le sue carenze.
Qualcuno
dirà che stò leggendo il libro dei sogni, ma ricordate, se chiudiamo la porta
dei sogni, siamo già morti. Dobbiamo avere la sensibilità per fare
sogni ma la caparbietà per realizzarli.
Il
mare, la spiaggia, debbono essere per noi un tesoro da custodire e preservare
gelosamente. Una potenziale risorsa per l’economia cittadina.
Ma
la spiaggia è un bene comune ed è sbagliato considerarla solo come fonte di
reddito. Occorre avere cura del bene
comune, la nostra spiaggia deve conservare la caratteristica di un luogo
aperto, accessibile a tutti, godibile anche da chi non può permettersi il
servizio degli stabilimenti balneari. E' necessario individuare porzioni
importanti di spiaggia libera e con servizi.
Parlando
di beni comuni non possiamo dimenticare la volontà di milioni di persone che
con il referendum del 2011 hanno ribadito che l'acqua è un bene pubblico e per
questo non assoggettabile al profitto. Parlando di gestione di servizi pubblici
dobbiamo dire con chiarezza che la gestione dei rifiuti non può che andare
verso una raccolta differenziata porta a porta, unico sistema che permette
un'alta differenziazione dei rifiuti e quindi un basso conferimento degli stessi in
discarica.
Cambiare la città significa inventarsi
un sistema che permetta ai cittadini di esprimersi, di
suggerire, di partecipare attivamente e concretamente al miglioramento della
qualità della vita.
Cambiare le città significa mettere a
sistema le grandi esperienze delle
associazioni di volontariato, significa valorizzare le attività cooperative
locali, farle radicare nel tessuto sociale ed economico cittadino per
migliorarne il grado di utilità per l'intera comunità.
Solidarietà è la parola d'ordine, ho detto all'inizio. Falconara ha bisogno di
scrollarsi di dosso la nomea di città intollerante, inospitale e insensibile alle
differenze culturali. Una fama che peraltro non risponde alla sensibilità e
alla cultura della stragrande maggioranza dei suoi abitanti. Diffondere la
diffidenza e la paura per lo straniero è un sistema di difesa inadeguato, come
inadeguati sono stati coloro i quali in questa città si sono fatti scudo
dell'emergenza sicurezza per promuovere azioni di stampo razzista.
Una
politica che oltretutto non è riuscita nel suo intento ma che al contrario ha
pericolosamente innescato intolleranze e provocato paure spesso immotivate.
Innalzare cancelli, presidiare la città con l'esercito o chiudere l'acqua delle
fontanelle come ha fatto l’attuale sindaco non serve a nulla. È sufficiente il
rispetto delle regole e delle culture assicurando pari dignità per tutti.
Le
strade e le piazze saranno tanto sicure quanto saranno frequentate.
Noi vogliamo favorire processi di integrazione e di conoscenza e promuovere
la cultura della pace e dei diritti.
Noi vogliamo dare il buon esempio, cominciando dal riconoscimento dei diritti civili
nel rispetto della persona in quanto tale. Concretamente con l'istituzione di
un registro cittadino delle unioni civili che non faccia differenze tra coppie
etero e omosessuali e con il riconoscimento del diritto di cittadinanza per i
bambini nati in Italia da genitori stranieri. Sono piccoli passi di civiltà per
la città, anche simbolici, che però indirizzano verso un nuovo rinascimento.
Sinistra
ecologia libertà è in campo con queste idee e s’impegna a cambiare Falconara
con questi propositi. Come al solito lo facciamo con coerenza, serietà e
modestia. Lo facciamo sostenendo il candidato sindaco Antonio Mastrovincenzo grazie
ad un programma condiviso a cui abbiamo dato il nostro contributo.
Per
questi motivi ci permettiamo di chiedere un voto per Sinistra ecologia libertà alle elezioni
comunali di Falconara. Un voto che rafforza la sinistra in città, un voto che
ci darà la forza di realizzare i sogni possibili.
Il
26 e il 27 maggio, aiutateci con il vostro sostegno e la vostra partecipazione,
a migliorare Falconara.
Claudio Paolinelli 19 maggio 2013